Avevano tentato di sparire, di far perdere le loro tracce, di dileguarsi nel nulla, pur di non rispondere alle nostre domande. Ma siamo riusciti a scovarli lo stesso, in uno dei peggiori bar di Caracas, naturalmente. Dopo una serie di interessanti considerazioni ("gli ultimi saranno i primi", "viva l'Italia!", "barista, un altro giro di rum") e nonostante l'elevato tasso alcolico, siamo riusciti (seppur a fatica) a ottenere la fatidica confessione: come è nato il racconto pubblicato nell'imminente seconda edizione di Oschi Loschi? Qual é la sua avventurosa genesi?
Emilio Fabozzi: «Era stata una giornata faticosa. Non avevo più il
fisico, mi dicevo mentre abbattuto sul divano come una quaglia ferita, mi
gustavo un articolo di Sebastiano Messina su un improbabile traffico di
prostitute che il premier Silvio Berlusconi, si diceva, aveva organizzato a
palazzo Grazioli. “Certo che questi comunisti, pur di buttarlo giù, ne
inventano di cazzate…”. Stavo appunto riflettendo su quella storia quando mia
nonna chiusa in cucina in scrupoloso ritiro, mentre preparava una frittata di
pasta, continuava a lamentarsi sonoramente perché non riusciva a vedere la
puntata del tenente Colombo. Ci avevano appena costretti a passare al digitale
terrestre e spesso il segnale non arrivava. Di certo non arrivava nella
mia cucina all’ora del tenente Colombo. Nonna ce l’aveva a morte con Silvio
Berlusconi. Era comunista come Messina. O perlomeno lo era all’ora del
tenente Colombo quando la tv non si vedeva. Note di tango argentino provenivano
dall’appartamento a fianco. Margherita, argentina sessantenne mia vicina, aveva
ripreso a ballare col marito, almeno credo. Di certo aveva ripreso a ballare.
In quel mix di note di tango, di lamentele, di escort, di tenente Colombo e
agitazione è nata l’idea di un racconto. L’ho scritto quella stessa notte. Solo
della frittata di pasta non c’è traccia. D’altra parte neanche nella realtà era
vissuta a lungo.»
Massimo Varchione: «Seguo l'istinto e allego una foto. La genesi scritta mi
annoiava.»