La gloriosa terra osca (l’attuale Sannio e Irpinia, ma anche il Molise, parte della Lucania e dell’Abruzzo) non offre solo colline verdeggianti e aria buona, ma anche (tante) storie da raccontare. Le antologie Oschi Loschi raccolgono il meglio della narrativa “osca” contemporanea, senza condizionamenti di genere o stile, il tutto condito da una predisposizione al “losco” nel senso più ampio e allettante del termine.

domenica 16 ottobre 2011

Raccolte indifferenziate italiane


La domanda è cruciale: in quale pasticcio si è andato a cacciare Oschi Loschi? Ovvero, quanto è vasto il panorama delle antologie di racconti in Italia? Sembrerebbe molto, moltissimo, pure troppo, a giudicare da quello che espone il mercato. La raccolta di racconti (di autori vari, of course, è quello di cui tratteremo) è uno strumento utilizzato da sempre come vetrina per i “giovani scrittori”, allo scopo di scoprire e far scoprire nomi nuovi talentuosi e in grado di produrre narrativa di qualità, ma ancora sconosciuti al grande pubblico. Restringendo il campo al Belpaese (non è nostra intenzione scrivere un saggio accademico, quindi il lavoro di riviste come New Yorker o il Best American Mystery Stories, per citare a caso, ve li andate a scoprire da soli), proviamo a tracciare un excursus attraverso un gruppo di titoli che varrebbe la pena leggere, per gustarsi l’arte della narrativa breve tricolore in tutto il suo folgorante dinamismo. Sono ben accetti consigli, aggiunte e correzioni (e magari pure una cosa di soldi).
L’antenato moderno (che bell’ossimoro) è indiscutibilmente Under 25 del compianto Pier Vittorio Tondelli (rip), che in collaborazione con Massimo Canalini e Transeuropa, pubblica tra il 1986 e il 1990 tre volumi di esordienti con una fascia d’età ben precisa (indovinate quale?). Perché a quel tempo, è bene ricordarlo, si era gggiovani e prestanti fino ai 25 anni.
Il salto temporale è importante e conduce dritti alla celeberrima Gioventù cannibale (Einaudi Stile Libero, 1996), curata da Daniele Brolli, vero punto d’inizio di tutto: l’antologia che getta lo scompiglio nel mondo della letteratura colta (sul fatto), che abusa (impropriamente) del termine “pulp”, che non fa sconti a nessuno e che permette ad Ammaniti e Nove di farsi un nome. Perché Pinketts ce l’aveva già (nel suo piccolo), Luttazzi ereditava quello di Lelio (il solito copione) e gli altri non ce l’avranno mai (se li ricorderanno solo parenti e addetti ai lavori).

Questo è il momento in cui iniziano a fiorire iniziative simili. La sfortunata Addictions Editoriale (della quale si sono perse le tracce, purtroppo) ne sforna parecchie, di raccolte. Meritano di essere segnalate Spettri metropolitani (Addictions-I Neri, 1999), curata da Andrea G. Colombo, che sonda con assoluta eccellenza il mondo dell’horror (notevoli i contributi di Arden, Massaron, Fiocco e Simi); e poi Città violenta (Addictions-I Neri, 2000), curata da Andrea C. Cappi, che invece esplora con cura e spietatezza le trame conturbanti del noir metropolitano.
Una raccolta con uno spirito simile a quello di Oschi Loschi era, invece, Sconfinare. Il nord-est che non c'è (Fernandel, 1999), curata da Chiara Pavan, in cui undici scrittori dell’ultima generazione (dell’epoca, ora sono allegri nonnetti) si confrontavano sul concetto di appartenenza al proprio territorio (Giulio Mozzi e Tiziano Scarpa, tra i partecipanti).
In tempi più recenti un contribuito notevole lo ha apportato Minimum Fax, casa editrice romana mai lodata abbastanza, che concretizza La qualità dell’aria (Minimum Fax, 2004), by Nicola Lagioia e Christian Raimo, nella quale già si discute di “under 40” (a dimostrazione che le età della giovinezza sono irrimediabilmente cambiate), con venti scrittori che raccontano “il proprio tempo sulla propria pelle” attraverso una manciata di racconti impietosi e corrosivi (tra i nomi, Valeria Parrella e Mauro Covacich). Sugli stessi livelli qualitativi si posiziona pure Voi siete qui (Minimum Fax, 2007), curata da Mario Desiati, con altri sedici scoppiettanti esordi.
Suicidi falliti per motivi ridicoli (Coniglio Editore, 2006), curata da Gianluca Morozzi e Gianmichele Lisai, ha invece come tema portante il suicidio (anzi, il tentato suicidio) per una collezione di gioiellini da non perdere, grotteschi e moderni (come il volume lascia intendere fin dall’impaginazione).
Anime nere (Mondadori, 2007), curata dall'esperto Alan D. Altieri, è un’antologia thriller/noir dal sapore più mainstream, ed è una di quelle più valide tra le tante simili (nomi come Evangelisti, Nerozzi, Dazieri, Arona, Macchiavelli hanno garantito il risultato). E riscuote anche un buon successo di pubblico, tanto da poter vantare (si fa per dire) un sequel (Anime nere reloaded).
Con Tempo scaduto (Eumeswil Edizioni, 2007), curata dalla “nostra” Stella Iasiello, e con Viva Las Vegas (Las Vegas Edizioni, 2008), curata da Andrea Malabaila, si ritorna in ambito underground (quanto è bella questa parolina?) per due raccolte che narrano storie di oggi bizzarre, coraggiose e cadenzate, per nostra fortuna prive di schemi e infrastrutture troppo ortodosse.
Per la rubrica “un occhio alla penna e uno al territorio”, segnaliamo altresì le due raccolte 9 racconti più 2 (Il Bene Comune, 2009) e la gemella 18 racconti più 2. Narratori di oggi (Il Bene Comune, 2010), entrambe curate da Gianni Spallone, che indagano Campobasso “on writing” (la prima) con l'aggiunta delle vicine Isernia, Benevento e Caserta (la seconda), potendo contare pure su di un paio di loschi nomi, a tutti noi ben noti.
Chiudiamo con qualcosa di più commerciale (sappiamo tutti che anche l’intrattenimento può essere di qualità, se realizzato in un certo modo). Seven. 21 storie di peccato e paura (Piemme, 2010), curata da Gian Franco Orsi, è ispirata evidentemente ai sette vizi capitali (tre shot per vizio), e annovera le ottime prove di Elisabetta Bucciarelli, Diana Lama, Ugo Barbàra e Leonardo Gori.

Wow, che corsa! Per fortuna abbiamo deliberatamente evitato di parlare delle raccolte di racconti collegate a concorsi letterari e premi di vario tipo: ce ne sono a decine, ma che dico decine, migliaia. Anzi, quasi milioni. E sono quasi tutte dedicate alla narrativa strettamente di genere (fantascienza, horror, noir, eros...). La maggior parte di esse si rivela trascurabile se non addirittura risibile, anche se qualche eccezione c’è sempre (ci viene in mente Lama e Trama, non a caso pubblicato da Perdisa Pop, oppure i premi Lovecraft e Alien). Ma questo è un altro mondo, ancor più oscuro e ostile, che per ora non ci va di esplorare. L’unica cosa che ci va, adesso, è una pinta di quella buona.