La gloriosa terra osca (l’attuale Sannio e Irpinia, ma anche il Molise, parte della Lucania e dell’Abruzzo) non offre solo colline verdeggianti e aria buona, ma anche (tante) storie da raccontare. Le antologie Oschi Loschi raccolgono il meglio della narrativa “osca” contemporanea, senza condizionamenti di genere o stile, il tutto condito da una predisposizione al “losco” nel senso più ampio e allettante del termine.

lunedì 12 dicembre 2011

Tutto quello che avreste voluto sapere su Aurora Lobina potevate chiederglielo


di Marcello Serino

Tempo fa Flavio Ignelzi mi chiese di fare una breve intervista ad Aurora Lobina, curatrice del progetto grafico della raccolta di racconti Oschi Loschi, racconti solidi come castelli di carte. Benché conosca Aurora abbastanza bene, mi ci sono voluti esattamente 34 giorni per dare forma e sostanza alla sua figura. Una sera di fine novembre mi sono dato malato e ho deciso di affrontare la questione. Una serata con Lobina. Nulla di più, nulla di meno. Questo è l’incontro.


Chi è Aurora Lobina?

Parto da una premessa: sa più cose Aurora di me di quante effettivamente ne sappia io di lei. Tempo fa mi ha predetto il futuro ricorrendo a dei tarocchi, tempo dopo mi ha confessato che mentiva, mi aveva raccontato solo il mio passato spacciandolo per futuro. Ho tirato un sospiro di sollievo e mi sono spiegato il motivo di tutti quei deja-vù. Adesso so che è molto brava a bluffare, quasi quanto io a crederle. Mai contraddirla. Spaccia il suo buon umore come scusa per andare via nei momenti migliori, dice che non vuole perdersi il meglio. Porta una frangia solo in particolari periodi dell’anno, ma sono sempre diversi.

Per farsi un’idea della sua vita bisogna osservare da vicino la sua postazione lavorativa, il suo studio. Io l’ho fatto. Ho costeggiato la sua bici gialla col carillon, superato le aspettative emozionali, seduto con deferenza su una delle sedie antiche e di colore e ho aspettato. Mi sono guardato intorno, tutto è al suo posto ma è superfluo dirlo, i libri sono tutti sugli scaffali in ordine fisico ma senza voglia, senza sbavature, cd e altro sembrano avere una loro ragione anche se fuori posto. L’unica cosa importante nella stanza è lo specchio che riflette il suo volto. È un continuo guardarsi, rimirarsi. Si procede così fino a quando Aurora si gira verso di me e dice:

Kebab?

Cena con intervista! Il tragitto dallo studio al luogo deputato al consumo veloce e fugace è breve, giusto il tempo di aggiustare una lieve increspatura della giacca e si è giunti. Peccato, avrei potuto chiederle camminando dove si sarebbe vista da qui a 2 anni, una domanda seria e pertinente, ho perso il momento.

Salsa piccante? Patatine? Pomodori? Carote?

Un chinotto?


Diceva un vecchio musicista siciliano che per avere delle risposte sincere bisogna partire dalle domande. Aurora risponde alla composizione del panino con sincerità e voglia. Sta componendo la sua intervista, e presto la finirà anche. Assisto con partecipazione. Comincio ad avere dei dubbi, ma perché Flavio (Ignelzi) ha chiesto proprio a me di fare quest’intervista?

Comincia a farsi tardi, Lobina preme per andare, domani c’è tanto lavoro che l’aspetta e non è per niente ben disposta a rispondere alle mie domande come mi aveva fatto credere in principio. Ho a disposizione 90 passi prima che mi saluti, devo fare in fretta. Attacco:

io: tempo fa lessi una tua simpatica intervista dove davi le risposte non conoscendo affatto le domande, come dare una risposta verde a una domanda blu. Possiamo evitare di farlo anche noi?

lei: se avessi più tempo a disposizione spegnerei l’orologio e impararei a contare all’indietro. Potresti dirmi l’ora?

io: sono le 22 e 34.

lei: devo andare, la mia casa potrebbe non esserci più al mio ritorno.

io: sei contenta delle mie domande?

lei: tra tutti gli oschi loschi perché Flavio non mi ha mandato Ernesto (Razzano) o Anna Lisa (De Mercurio)? La vita a volte sembra strana apposta…

io: sono l’unico che risponde ancora al telefono.

lei: un’ultima cosa. Non potrò di sicuro dire che è stato anche per me lo stesso.

io: cosa?

lei: bello.


Mi sorride, mi dà un bacio e si incammina verso casa. Questa sera sono stato lo specchio della sua maschera, se volete sapere qualcosa di lei non esitate a chiederglielo. Probabilmente non vi risponderà. Se siete fortunati però preparatevi al futuro. Lei puzza di futuro.