La domanda è cruciale: in quale pasticcio si è andato a
cacciare
Oschi Loschi? Ovvero, quanto è vasto il panorama delle antologie di
racconti in Italia? Sembrerebbe molto, moltissimo, pure troppo, a giudicare da
quello che espone il mercato. La raccolta di racconti (di autori vari, of
course, è quello di cui tratteremo) è uno strumento utilizzato da sempre
come vetrina per i “giovani scrittori”, allo scopo di scoprire e far scoprire nomi
nuovi talentuosi e in grado di produrre narrativa di qualità, ma ancora sconosciuti
al grande pubblico. Restringendo il campo al Belpaese (non è nostra intenzione scrivere un saggio accademico, quindi il lavoro di riviste come
New Yorker o il
Best American Mystery Stories, per citare a caso, ve li andate a scoprire
da soli), proviamo a tracciare un excursus attraverso un gruppo di titoli che varrebbe la pena leggere, per
gustarsi l’arte della narrativa breve tricolore in tutto il suo folgorante
dinamismo. Sono ben accetti consigli, aggiunte e correzioni (e magari pure una
cosa di soldi).
L’antenato moderno (che bell’ossimoro) è indiscutibilmente
Under 25 del compianto
Pier Vittorio Tondelli (rip), che in
collaborazione con Massimo Canalini e Transeuropa, pubblica tra il 1986 e il 1990
tre volumi di esordienti con una fascia d’età ben precisa (indovinate quale?).
Perché a quel tempo, è bene ricordarlo, si era gggiovani e prestanti fino ai 25
anni.
Il salto temporale è importante e conduce dritti alla celeberrima Gioventù cannibale (Einaudi Stile
Libero, 1996), curata da Daniele Brolli, vero punto d’inizio di tutto:
l’antologia che getta lo scompiglio nel mondo della letteratura colta (sul
fatto), che abusa (impropriamente) del termine “pulp”, che non fa sconti a
nessuno e che permette ad Ammaniti e
Nove di farsi un nome. Perché Pinketts ce l’aveva già (nel suo
piccolo), Luttazzi ereditava quello
di Lelio (il solito copione) e gli altri non ce l’avranno mai (se li ricorderanno
solo parenti e addetti ai lavori).
Questo è il momento in cui iniziano a fiorire iniziative
simili. La sfortunata Addictions Editoriale (della quale si sono perse le
tracce, purtroppo) ne sforna parecchie, di raccolte. Meritano di essere segnalate Spettri metropolitani
(Addictions-I Neri, 1999), curata da Andrea G. Colombo, che sonda con assoluta eccellenza
il mondo dell’horror (notevoli i contributi di Arden, Massaron, Fiocco e Simi); e poi Città violenta (Addictions-I Neri, 2000),
curata da Andrea C. Cappi, che invece esplora con cura e spietatezza le trame conturbanti del
noir metropolitano.
Una raccolta con uno spirito simile a quello di Oschi Loschi era, invece, Sconfinare. Il nord-est che non c'è
(Fernandel, 1999), curata da Chiara Pavan, in cui undici scrittori dell’ultima
generazione (dell’epoca, ora sono allegri nonnetti) si confrontavano sul
concetto di appartenenza al proprio territorio (Giulio Mozzi e Tiziano
Scarpa, tra i partecipanti).
In tempi più recenti un contribuito notevole lo ha apportato
Minimum Fax, casa editrice romana mai lodata abbastanza, che concretizza La qualità dell’aria (Minimum Fax, 2004), by Nicola Lagioia e Christian Raimo, nella quale già si discute di
“under 40”
(a dimostrazione che le età della giovinezza sono irrimediabilmente cambiate), con
venti scrittori che raccontano “il proprio tempo sulla propria pelle”
attraverso una manciata di racconti impietosi e corrosivi (tra i nomi, Valeria Parrella e Mauro Covacich). Sugli stessi livelli qualitativi si posiziona pure
Voi siete qui (Minimum Fax, 2007),
curata da Mario Desiati, con altri sedici scoppiettanti esordi.
Suicidi falliti per
motivi ridicoli (Coniglio Editore, 2006), curata da Gianluca Morozzi e
Gianmichele Lisai, ha invece come tema portante il suicidio (anzi, il tentato
suicidio) per una collezione di gioiellini da non perdere, grotteschi e moderni
(come il volume lascia intendere fin dall’impaginazione).
Anime nere
(Mondadori, 2007), curata dall'esperto Alan D. Altieri, è un’antologia thriller/noir dal
sapore più mainstream, ed è una di quelle più valide tra le tante simili (nomi
come Evangelisti, Nerozzi, Dazieri, Arona, Macchiavelli hanno
garantito il risultato). E riscuote anche un buon successo di pubblico, tanto da poter
vantare (si fa per dire) un sequel (Anime nere reloaded).
Con
Tempo scaduto
(Eumeswil Edizioni, 2007), curata dalla “nostra” Stella Iasiello, e con
Viva Las Vegas (Las Vegas Edizioni,
2008), curata da Andrea Malabaila, si ritorna in ambito underground (quanto è bella questa parolina?) per due raccolte che narrano storie di oggi bizzarre, coraggiose e cadenzate, per
nostra fortuna prive di schemi e infrastrutture troppo ortodosse.
Per la rubrica “un occhio alla penna e uno al territorio”, segnaliamo altresì
le due raccolte
9 racconti più 2 (Il
Bene Comune, 2009) e la gemella
18 racconti più 2.
Narratori di oggi (Il Bene Comune, 2010), entrambe curate da Gianni
Spallone, che indagano Campobasso “on writing” (la prima) con l'aggiunta delle vicine Isernia,
Benevento e Caserta (la seconda), potendo contare pure su di un paio di loschi nomi, a
tutti noi ben noti.
Chiudiamo con qualcosa di più commerciale (sappiamo tutti
che anche l’intrattenimento può essere di qualità, se realizzato in un certo modo). Seven. 21 storie di peccato e paura (Piemme, 2010), curata da Gian
Franco Orsi, è ispirata evidentemente ai sette vizi capitali (tre shot per
vizio), e annovera le ottime prove di Elisabetta
Bucciarelli, Diana Lama, Ugo Barbàra e Leonardo Gori.
Wow, che corsa! Per fortuna abbiamo deliberatamente evitato
di parlare delle raccolte di racconti collegate a concorsi letterari e premi di
vario tipo: ce ne sono a decine, ma che dico decine, migliaia. Anzi, quasi
milioni. E sono quasi tutte dedicate alla narrativa strettamente di genere (fantascienza,
horror, noir, eros...). La maggior parte di esse si rivela trascurabile se non
addirittura risibile, anche se qualche eccezione c’è sempre (ci viene in mente Lama e Trama, non a caso pubblicato da
Perdisa Pop, oppure i premi Lovecraft
e Alien). Ma questo è un altro mondo,
ancor più oscuro e ostile, che per ora non ci va di esplorare. L’unica cosa che
ci va, adesso, è una pinta di quella buona.